Entretien avec Girolamo Bottiglieri (en italien)
Il prossimo 7 ottobre il quartetto d’archi di cui sei primo violino, il Quatuor Terpsycordes, darà un concerto nella chiesa di St Germain dal titolo ‘Italia!’. Il concerto fa parte del programma di iniziative promosso dalla Società Dante Alighieri, dal Comites e dal Consolato Generale d’Italia per celebrare il VII centenario della morte di Dante Alighieri. A questo concerto è stato dato il titolo « Italia! Un viaggio musicale ». Perché questo titolo e come è articolato il programma del concerto ?
Conviene fare una premessa. Il repertorio cameristico italiano è ingiustamente poco conosciuto. E’ una nicchia alla quale i compositori italiani, dediti soprattutto all’opera lirica, hanno dedicato una parte relativamente poco importante della loro produzione. Però è un repertorio che racchiude qualche gioiellino. E’ il caso ad esempio del quartetto per archi di Giuseppe Verdi e del brano ‘Crisantemi’ di Giacomo Puccini, che è un vero bijou. Ed è il caso di un brano a parte del repertorio, il Tramonto di Ottorino Respighi, per mezzosoprano e quartetto d’archi.
L’Italia ha dato ispirazione a diversi compositori stranieri ed è per questo che nel concerto del 7 ottobre presenteremo dei brani ispirati alla storia e alle tradizioni musicali italiane. E’ il caso di uno dei quartetti ‘milanesi’ di Mozart, della Serenata di Hugo Wolf e dei lieder (canzone vocale tedesca n.d.r.) italiani dello stesso Wolf.
Girolamo Bottiglieri è un esempio di perfetta integrazione di un italiano nel tessuto sociale e culturale ginevrino.
Il percorso
Qual è stato il suo percorso di musicista, che l’ha portato dall’Italia del Sud a Ginevra ?
E’ un percorso estremamente lineare, di cui sono grato soprattutto ai miei genitori. Perchè molto presto, nel corso dei miei primi studi, avevano individuato in Corrado Romano il pedagogo ideale per la mia specializzazione. Romano, di origini siciliane e milanesi, è stato uno dei migliori pedagoghi a livello mondiale del XX secolo e insegnava in modo stabile a Ginevra. Dopo il diploma al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma, al fine perfezionarmi, a 18 anni mi sono trasferito a Ginevra. E una fortunata coincidenza generazionale ha fatto sì che io fossi l’ultimo allievo prima che Corrado Romano andasse in pensione.Ho fondato il quartetto di cui sono primo violino e, nel 2022, festeggerà il suo primo quarto di secolo, con un vero giubileo. Il programma è organizzare 25 eventi nel corso dell’anno.
Esperienze diverse
La sua carriera di musicista si è svolta con esperienze musicali diverse. Guida un quartetto ed è primo violino dell’orchestra da camera di Ginevra. Come si conciliano queste diverse attività, fra musica da camera e musica sinfonica ?
Credo che la parola chiave sia ‘complementarità’, soprattutto musicale. Credo che le diverse attività siano complementari. Ho la fortuna di praticarle nell’ambito cameristico e orchestrale, nelle frequentazioni del repertorio solistico, della musica contemporanea e del repertorio barocco. Ho la fortuna di poter consacrare la mia attività professionale interamente all’attività concentrica e c’è un continuo scambio fra i diversi ambiti, un arricchimento costante.
Anche il suo repertorio è vario: dai primi quartetti per archi alla musica contemporanea, sino al tango argentino e Astor Piazzolla, di cui quest’anno si celebra il centenario della nascita. In che modo lei sceglie le composizioni da proporre al pubblico ?
Personalmente, sono sensibile a qualche repertorio particolare, ma sono egualmente avido, goloso di tutta la musica che è stata composta per il mio strumento. Per la scelta del programma da proporre al pubblico, chiaramente ho un occhio di riguardo per le attese degli organizzatori e cerco di trovare un equilibro fra il repertorio conosciuto e quello meno frequentato. Aggiungo ingiustamente dimenticato, che cerco di promuovere e far conoscere.
Il Quartetto Terpsycordes adotta tecniche interpretative differenti per le composizioni dei numerosi periodi storici. In che modo ? E come è possibile conciliare degli stili spesso molto diversi?
Da una parte c’è uno studio delle fonti e il tentativo di posizionare ogni brano nel giusto contesto storico, sociale e artistico. D’altra parte c’è anche la volontà di imprimere a ogni interpretazione un’originalità, non nel senso di cercare a ogni costo qualcosa di nuovo, ma qualcosa che parli di noi, del nostro modo di vedere la musica. C’è la ricerca di un equilibro fra una lettura oggettiva della partitura e delle fonti, e un’elaborazione soggettiva che è assolutamente necessaria.
La bellezza dei diversi stili di musica
Quali sono, dal punto di vista tecnico e strumentale, le maggiori differenze fra i diversi periodi storici, il barocco, il classico, il romantico e il contemporaneo?
Il materiale, lo strumento, il violino e l’arco hanno seguito le esigenze di trasformazione del repertorio. C’è un programma che si sviluppa e richiede un’evoluzione del materiale tecnico. C’è una simbiosi, una reciprocità in questa evoluzione, fra le possibilità tecniche e le esigenze artistiche. Con lo sviluppo del repertorio solistico si cerca una maggiore proiezione del suono, per far meglio emergere il solista dall’orchestra, occorre una maggiore potenza di suono e la capacità di riempire sale più grandi. C’è stata la necessità di creare uno strumento solistico che potesse bilanciare il suono prodotto dall’orchestra, prima da camera e poi sinfonica. Ci sono diverse tecniche e accorgimenti con cui si può ottenere questo risultato, come l’ampiezza dell’angolo fra l’archetto e le corde, all’altezza del ponticello, che consente di trasmettere una maggiore pressione sul ponticello e quindi sulla cassa di risonanza del violino. Importante è anche il materiale di cui sono composte le corde. L’archetto stesso ha subito un’evoluzione della sua forma, semplificando da concavo a convesso, producendo in questo modo una maggiore tensione e la capacità di sostenere più a lungo il suono.
Quali sono i suoi progetti futuri ?
Il Quartetto ha iniziato, in collaborazione con il Musée d’Art et d’Histoire, il ciclo integrale dei quartetti per archi di Joseph Haydn, su strumenti d’epoca. Questo ciclo avrà una durata di sette anni, perché i 69 quartetti saranno distribuiti in quattro concerti l’anno. Inoltre, per diversificare il programma, a ogni concerto saranno eseguiti anche brani di altri autori dello stesso periodo, in particolare i sei Quintetti per archi di Mozart.
E l’anno prossimo ci saranno i 25 eventi del giubileo per festeggiare i 25 anni dalla fondazione del Quartetto Terpsycordes.